Pogona Vitticeps – Drago barbuto

Questo splendido animale dall’aspetto simpatico, è uno di quelli che nella maggior parte dei casi, suscita maggior interesse a chi si avvicina al mondo dei rettili, di fatti oltre ad essere tra gli animali “insoliti” facili da reperire è anche uno di quelli consigliati per i neofiti.

Partiamo dal presupposto che se stai visualizzando questo articolo dovrebbe essere, per una prima informazione sul suo mantenimento, o per curiosità, in quanto qualsiasi tipologia di animale che decidiamo di adottare, va sempre conosciuto a fondo in ogni suo pregio e difetto, dando modo di poterlo mantenere al meglio, perché, le volte che saremo attirati dall’impulso di prendere qualsisia animale, purtroppo nella maggior parte delle volte, avremo sempre recepito informazioni errate e con aspetti che non abbiamo preso in considerazione.

Veniamo a noi, il drago barbuto, meglio conosciuto come Pogona Vitticeps, è un sauro appartenente alla famiglia degli Agamidi, una famiglia molto ampia che successivamente viene suddivisa in altre sub-famiglie, divisibile in base alla zona di derivazione oltre peculiarità estetiche e comportamentali, successivamente la Pogona comprende otto specie, principalmente in terrarofila le specie più comuni allevate sono: Pogona Vitticeps, Pogona barbata, Pogona henrlylawsoni.

In gergo viene chiamato drago barbuto perché la Pogona ha la sua gola contornata da una plica cutanea che è in grado di estroflettere tramite le sue sacche golari, colorandola di nero in base al suo stato d’animo, e ciò riporta a una ipotetica barba, questa tecnica viene utilizzata principalmente dai maschi anche per interazioni sociali.

Originaria in alcune zone dell’Australia, dove è possibile trovarle in biotipi di foreste semi aride, deserti e savane, adagiate sopra rocce o arbusti a fare basking, cioè acquisendo la loro temperatura ideale, rimanendo esposte al sole e a sorvegliare il loro territorio, quindi posti dove il tasso di umidità è ridotto ai minimi termini ed escursioni termiche sono notevoli, passando da un caldo afoso di giorno a temperature molto più rigide durante la notte, che verrà sfruttata per ripararsi e riposarsi in tane disposte in tronchi cavi o cunicoli rocciosi, come nei periodi invernali dove acquisirà uno stato di bruma (“semi letargo”), ed andrà ad affossarsi sotto sabbia soffice o foglie.

Oltre ad essere caratterizzata, dalla sua particolare “barba”, la Pogona, raggiunge dimensioni in fase adulta, da 40 a 60 Cm compreso di coda che non è in grado di rigenerare, ma che può anche usare come arma, dando frustate quando si trova in fase di pericolo; il loro colore ancestrale, varia da un grigiastro fino a colori più tenui come il giallo e rosso, anche se in commercio possiamo ritrovare varie colorazioni più particolari chiamati Morph, grazie alla continua selezione effettuata dagli allevatori. Gli occhi hanno pupille tonde con palpebre mobili e la bocca è provvista di denti molto piccoli ma taglienti in modo da strappare e masticare al meglio frutta verdura e insetti.

I loro comportamenti sociali sono caratterizzati principalmente da segnali che creano con particolari movimenti, il primo tra tutti, che abbiamo già visto in precedenza, il gonfiare le sacche golari rendendo la “barba” nera e questo serve per impaurire ed allontanare eventuali predatori, in cattività una continua “barba” continuamente scura, potrebbe anche determinare una fase di stress, altri segnali sono Arm-Waving che rappresenta un arto anteriore alzato muovendolo in modo circolatorio che sembra quasi un saluto, questo determina a comunicare l’appartenenza dello stesso gruppo e specie, oltre che segnale di sottomissione o calma a un esemplare particolarmente dominante; altro segnale è L’Head-bobbing, principalmente utilizzato dai maschi come sinonimo di dominanza e utilizzato anche come rituale di accoppiamento, questo comporta a un movimento repentino e vigoroso della testa, dall’alto verso il basso. Una cosa molto simpatica, che capiterà di vedere è lo slinguettare, questo è un comportamento dove la lingua ha una funzione chemiorecettiva che gli consente di “assaggiare” e catalogare cosa gli sta attorno; ultimo ma non meno importante, potrebbe essere di vederla con la coda arricciata simile a una coda di uno scorpione, questa è segnale di uno stato di allerta.

Vediamo ora come mantenerla in cattività, la cosa principale è cercare di riprodurre il più possibile il suo habitat, ma cosa più importate, più che l’allestimento del terrario è riuscire a mantenere delle temperature idonee per il suo fabbisogno oltre che una dieta attento e varia.

Di fatti la loro dieta è onnivora e si basa prevalentemente di verdura, frutta oltre a insetti e piccoli animali, abitando in posti molto aridi di fatti, tramite questi elementi acquisiscono la loro dose di liquidi, quindi sconsigliatissimo, utilizzare fonti statiche di acqua in cattività, in quanto queste innalzerebbero notevolmente l’umidità e questo nel lungo tempo potrebbero portare problematiche respiratorie o congiuntiviti; nella dieta andrà integrato anche il calcio, cosa che non riuscirebbero a ottenere solo con la somministrazione di verdura e insetti, e andrà somministrato 2/3 volte a settimana il calcio con integrazione della vitamina D3, che sarà colei che farà fissare il calcio nelle ossa tramite le emissioni UVB rilasciate dalle lampade, e i restanti giorni, calcio puro.

La dieta si suddivide prevalentemente in due fasi, quella Baby e sub-adulta dove sarà composta da verdura al 20%-30% e insetti al 70%-80% questa fase si ribalterà completamente nella fase adulta, dove diventerà prevalentemente vegetariana, a tutto ciò in maniera sporadica potremmo anche aggiungere alla loro dieta un complementare vitaminico, cosa che, se andremo a variare spesso l’alimentazione con vari tipi di verdure e differenti insetti reperibili nella maggior parte dei negozi specializzati, potremmo anche farne a meno.

Il consiglio più spassionato, è quello di mantenere un esemplare per terrario, anche se in dimensioni idonee è possibile mantenere una coppia o un piccolo arem composto da un maschio dominante e due femmine, ma questa fase la consiglio a persone che hanno acquisto esperienza tale per poterlo fare, in modo da evitare spiacevoli situazioni, dove il maschio cerca di riprodursi forzatamente con una femmina troppo giovane con un peso non idoneo o colluttazioni tra esemplari con dominanze accentuate, mentre è più facile la convivenza tra due femmine.

Il terrario deve essere sviluppato principalmente in lunghezza, in quanto amano gli ampi spazi, una misura idonea per un esemplare adulto, dovrebbe essere di almeno 100-120x60x50h Cm, esso dovrà essere allestito con zone rocciose di rialzo, specialmente nella zona di basking, se vorremo anche dei tronchi possono essere ben accetti, una tana da mettere principalmente nella zona “fredda”, e poi dovremmo adottarci di lampade UVB con una percentuale di emissione di tali raggi superiori al 5% meglio ancora lampade che emettono un 10%-12% e, ricreare una zona calda che sarà principalmente la zona di basking con una lampada spot riscaldante (evitando le lampade a infrarossi).

Il terrario quindi verrà sviluppato principalmente in due zone, zona calda dove dovremmo far modo che ci siano 30°-32° dove cosa importatissima la zona di basking dovrà raggiungere picchi di 40°- 45° e la zona fredda dove si ricreerà una temperatura di circa 26°- 28°, le lampade rimarranno accese per circa 10-12 ore al giorno mentre la notte dovrà essere tutto spento in modo da ricreare una escursione termica adeguata.

Per quanto riguarda il sub strato, si potrebbe utilizzare della sabbia per animali desertici, da evitare assolutamente con esemplari molto giovani, per ovvi rischi legati al suo ingerimento, infatti, molto apprezzato dagli allevatori, per evitare ogni tipo di rischio è lo scottex, potremmo utilizzare anche del finto prato erboso o dei tappetini in pvc, questi ultimi ci renderanno anche facile e veloce la manutenzione.

Se volessimo cimentarci nella riproduzione, non è una cosa difficilissima, ma dovremmo prima di tutto essere consapevoli di avere degli animali sani e adulti, ovviamente non consanguinei, specialmente per quanto riguarda la femmina, come età si intende adulto, un animale che avrà circa 12 mesi, ma è sconsigliato riprodurli appena raggiunta questa età, meglio anche aspettare che arrivino ad un peso di circa 220 gr., prima di provare la riproduzione, bisognerebbe inoltre far fare almeno 7/9 settimane di bruma, dove riduciamo notevolmente il fotoperiodo, quindi fino a un massimo di 6 ore al giorno di luce, e un abbassamento della temperatura di almeno 20°, a termine di ciò, entrami gli animali saranno istintivamente pronti per l’accoppiamento, e se siamo stati bravi otre che fortunati, dopo un periodo di gestazione di circa 6 settimane, la nostra femmina, potrà deporre le uova da un minimo di 10 ad un massimo di 35, quindi dovremmo anche ricreare un sito di deposizione, effettuato con una scatola di plastica, anche una lettiera del gatto può andar bene, riempita di 10/15 Cm di torba o sabbia per acquari, meglio se un po inumidita. Dopo di che quando la nostra femmina avrà fatto la sua deposizione, dovremo con molta cura prelevarle e incubarle, o ricreando una incubatrice artigianale, oppure comprandone una, successivamente, aspettare la loro schiusa che avverrà a distanza di 50/90 giorni, in base alla temperatura che andremo ad impostare 26° o 31°.

La distinzione del sesso non è molto complicato, sicuramente in una fase adulta è molto più semplice, il maschio è distinguibile da una testa molto più grande, e una stazza più importante, oltre la presenza di pori femorali più grandi e scuri, inoltre la loro coda è più larga e, in maniera accurata, se alzeremo la coda portandola verso la testa facendoli prendere una posizione simile a una coda di uno scorpione, potremmo notare in prossimità della cloaca una depressione e due protuberanze sui lati, quelli, saranno gli emi-peni, cosa che se facessimo con un esemplare femmina, per ovvie ragioni non si presenterebbero, ma al posto della depressione in prossimità della cloaca, presenterebbe invece nella parte centrale un piccolo rigonfiamento.

Concludendo, la Pogona, se tenuta in maniera idonea non presenta particolari malattie o patologie, ma, la maggior parte delle sue malattie sono causate da una mala gestione, le più comuni sono la Mom (malattia osso metabolica) causata da una grave carenza di calcio, parassiti intestinali che possono provocare anche grave dissenteria, acari se non si fa una buona pulizia; ma ne può incorrere in tante altre, di fatti il consiglio di visite periodiche a veterinari specializzati in animali esotici.

Cosa molto importante, è che animali come la Pogona e anche la maggior parte dei rettili, molte volte vengono scambiati come animali da compagnia, pensando che potremmo comportarci come de fossero dei cani o gatti, ma, non è così, questi animali non amano le coccole e il continuo maneggiarli se non strettamente necessario, oltre le continue escursioni termiche inutili, alla lunga li porta a uno stato depressivo e di forte stress, riconducibili poi ad altre conseguenze e patologie.

Ora che abbiamo un quadro completo e abbiamo capito se è un animale che fa al caso nostro non abbiamo nient’altro che poterci attrezzare con tutto l’occorrente che serve per poter ospitare il nostro nuovo amico.

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